| Antipasti: negativo. Frittelle di verdure tollerabili (concessa l'attenuante dell'orario, per cui erano fredde); le bruschette promosse ma con riserva, dato che ho il sospetto che il pane fosse un prodotto industriale; prosciutto (cotto!), salsiccia al (gusto di) peperoncino e pecorino semplicemente inqualificabili. Primi: negativissimo. Malloreddus scadenti, con un sugo, preteso "alla Campidanese", fatto con carne di pessima qualità; la fregula era umiliante e non l'ho sputata nel piatto per il solo riguardo ai miei vicini di tavolo. Secondo: insufficiente. Non sono un amante del porchetto, però il minimo garantito deve essere la cotenna croccante. Mancando questa, è bocciato. Contorni: passabile. Frutta: passabile. Buone le mele (insieme alle verdure forse l'unica roba di provenienza locale). Non ho assaggiato le pesche perché avevano quell'aspetto da banco di supermercato che è inaccettabile in un agriturismo. Dolci: negativo. I bianchini, di polistirolo, scadenti e le ciambelle (che comunque non ho assaggiato) sono roba da colazione. Ho trovato offensivo che ci portassero gli avanzi delle torte delle altre tavolate. Bevande: insufficiente. Scadente il vino rosso, stanco e malamente conservato in bottiglia; hanno fatto il possibile con la birra, ma erano in affanno. Servizio: negativo. Senza entrare nel merito del mettere gli ospiti a proprio agio (qui il giudizio precipita a ultranegativo), il personale era insufficiente, difficilmente individuabile e malamente attrezzato (i calzoni corti sono un NO assoluto e indiscutibile); i tempi e la distribuzione di bevande e vassoi sembravano governate dal caso e il momento finale in cui hanno precipitosamente ritirato i coltelli da tavola mi ha fatto sentire giudicato come un ladro di posate. Le portate che non c'erano: le olive del ParteOLLA ( che non sono parenti miei, è Parte OLIA, come è facile constatare attraversando gli oliveti che circondano Dolianova); fichidindia, lasciati in terra a marcire; il gattò di mandorle, che non ci vuole poi tanto a fare, dato che quella è zona di produzione di mandorle.
Generalmente evito le stroncature. Ne va di mezzo il lavoro e il sacrificio di un'azienda e lo sforzo di chi di noi ha selezionato il locale e condotto una trattativa, ma va detto: Agrilandia di Dolianova è un locale che abusa del termine di "agriturismo". Vorrei davvero sapere se solo si avvicina ai criteri minimi che la legge regionale stabilisce per la composizione del menù di un'azienda agrituristica (85 per cento di produzione locale certificato e 35 per cento di autoproduzione). Da spianare.
Stefano
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